Questioni di merito
Autori: Maria Cristina Origlia
Editore: Guerini e Associati, 2020, pp. 216 € 19,00
Genere: Saggio sulla valorizzazione del capitale umano
Chiave di lettura: Quando il merito supera il talento
Frasi-chiave: “Questo libro è un omaggio a chi – forte di solide qualità umane e competenze professionali – ha sviluppato una visione tesa al miglioramento del paese e si adopera costantemente per perseguirla, senza paura di esporsi, prendendo posizione con coraggio e orgoglio. Sono questi i criteri che mi hanno guidato nella scelta dei dieci protagonisti, oltre al requisito indispensabile dell’indipendenza da interessi privati”.
Recensione a cura di Raul Alvarez
In Italia il talento fa punteggio. Il merito è considerato ancora una variabile indipendente, sganciata dai sistemi di valutazione. C’è chi lo richiede (perlopiù a parole), ma pochi lo promuovono. Forse anche per questo nel 2011 è nato il Forum della Meritocrazia, di cui Maria Cristina Origlia è presidente. Un’associazione no-profit che ha l’ambizione di rendere l’Italia una comunità meritocratica. Utopia? Può darsi. Ma quando un sistema è scosso alle fondamenta da eventi enormi come una guerra o un’epidemia, le utopie possono ribaltare lo status quo. È allora che inizia la rinascita. E il merito può ritrovare il suo posto.
Di persone meritevoli (dove competenza ed etica s’incontrano) in questo paese ce ne sono molte, anche se raramente fanno notizia e, quando accade, i loro detrattori cercano di intaccane la reputazione. Ne sanno qualcosa i protagonisti di questo bellissimo libro in cui, dieci importanti esponenti del mondo economico, filosofico e scientifico raccontano come hanno costruito le loro carriere fondate su l’impegno, sulla serietà, sul rispetto di sé stessi, della collettività e del paese. Perché dentro la parola “merito” c’è tutto questo. Dunque, un libro che è un doveroso omaggio a chi – forte di qualità umane e competenze – ha sviluppato una visione per migliorare il paese e si adopera a perseguirla, con orgoglio e determinazione, assumendo posizioni spesso scomode.
I dieci protagonisti scelti da Maria Cristina (cinque uomini e cinque donne) condividono alcuni valori guida che ne hanno forgiato la tempra, come l’umiltà. È il caso del fisico Roberto Cingolani, ex direttore del prestigioso Istituto Italiano di Tecnologia, il quale sostiene: “La cosa peggiore che ti possa capitare come scienziato è di sentirti figo e appagato, esattamente come nello sport. Mi dicevo sempre: “Cavolo, se io diventassi metà di quello lì”. O Marco Bentivogli, un sindacalista controcorrente che riconosce gli errori del sindacato e s’impegna a recuperare i valori etici delle sue origini. Altro valore che accomuna questi esempi di merito, il coraggio, come quello di Bentivogli che afferma le potenzialità dell’innovazione 4.0, contro le schiere retrive di tecnofobi. “Meglio sarebbe sostituire con l’intelligenza artificiale replicanti che ripetono solo ciò che il capo vuole sentirsi dire, è più spontanea di loro”. E ancora, il coraggio di reclamare una selezione di quadri e dirigenti in base alla competenza e alla capacità innovativa, un’eresia per i sindacalisti e lavoratori di vecchia guardia cui hanno fatto seguito minacce. Ma è il prezzo del coraggio. C’è poi chi per un eccesso di merito ne ha fatto le spese come la virologa Ilaria Capua, sopravvissuta a una delle vicende giudiziarie più vergognose della storia italiana. Stessa sorte è quella capitata a Roberto Cingolani, ingiustamente accusato di gestione di fondi neri e falso in bilancio. Entrambi scagionati, ne sono usciti a testa alta. Capua si è rifatta una vita in Florida, dove la sua “estraneità ai fatti” non è mai stata messa in dubbio e il suo merito, ampiamente riconosciuto. Cingolani ha portato l’Istituto che dirige a un prestigio internazionale. C’è poi chi, come il filosofo della rete Luciano Floridi, ha un eccesso di originalità per trovare un posto nel nostro paese. Ma a Oxford (dove dirige il Digital Ethics Lab dell’università) ha visto riconosciuti tutti i suoi meriti. C’è Leonardo Becchetti, una delle voci più autorevoli dell’economia. Un’economia civile, la sua, ispirata alla sostenibilità, alla generatività e all’autenticità, dove “il voto con il portafoglio (termine da lui coniato) consente di fare scelte di consumo consapevole, premiando ditte meritevoli per correttezza ed eticità.
Dieci ritratti straordinari, raccontati con un piglio narrativo che inchioda alla pagina, restituendo a ciascuno il suo carattere, il suo stile, i suoi sentimenti, sarei tentato di dire, la sua anima. Storie edificanti di “persone vere”, storie di ordinaria resilienza perché il merito è una sfida che pochi sanno affrontare a testa alta, risollevandosi dagli ostacoli più forti di prima. Occorre una marcia in più per riuscirci, quella che tutti i protagonisti di questo libro possiedono, non per dono di natura, ma per la scelta di autodeterminazione. Storie che aiutano a conoscere persone di valore di cui troppo poco si parla. Storie che risvegliano l’orgoglio nazionale e rinnovano la speranza di tanti giovani, soprattutto oggi che il Covid19 ribalta certezze che credevamo incrollabili. Storie, infine, che spingono a guardarsi dentro perché, come sostiene l’autrice con acume e avvedutezza: “Dare forma e contenuto alla nostra esistenza umana è questione di merito, perché implica assumersi la responsabilità di esercitare il potere di autodeterminazione di cui disponiamo”. Quale migliore auspicio per una possibile rinascita?