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Leadership Collegiale (Guerini) – Smart working (F.Angeli)

Leadership Collegiale (Guerini) – Smart working (F.Angeli)

DUE LIBRI SULLA TRASFORMAZIONE ORGANIZZATIVA

Due formatrici e coach, due studiose attente ad un mondo del lavoro che muta velocemente. Margoni, esperta di evoluzione dei modelli organizzativi e facilitatrice. De Laurentiis, Head of Corporate Culture & Inclusion in Fastweb, impegnata da anni in progetti trasformazione culturale e formazione. Leadership Collegiale e Smart Working: la seconda stagione, sembrano fatti per stare insieme. Dove finisce uno, inizia l’altro. Margoni illustra i modelli organizzativi emergenti, lasciando fuori lo smartworking. Sebbene anche questo sia un working model in divenire, giunto alla sua seconda stagione. E altre ne seguiranno prima che si standardizzi. Il libro della De Laurentiis colma quest’assenza.

 

Recensioni di Raul Alvarez

(r.alvarez@inalto.it)

 LEADERSHIP COLLEGIALE

Monica Margoni

Guerini Next

pp.190, € 25,00

Il mondo del lavoro è in fermento. Imprese in affanno. I modelli organizzativi di ieri mal si adattano alla trasformazione esponenziale di oggi che tutto stravolge. Anche la leadership va reinventata. I capi faticano a liberarsi dai vecchi modelli gestionali. Le aziende tentano nuove strade. Prima fra tutte la cosiddetta “leadership diffusa”, garantita non più dalla posizione, ma da un sistema dove ciascuno, ad ogni livello, ha la possibilità di esercitarla, a condizione ci sia un’architettura sociale interna  all’azienda che la supporti. I modelli organizzativi si destrutturano. Piramidi e matrici diventano cerchi. Nascono nuove forme di partecipazione improntate ad una visione collegiale del potere. In un mondo di relazioni sempre più pear-to-pear, esercitare la leadership diventa difficile. Non esistono regole inossidabili. Solo la sperimentazione conta, perché è da lì che possono venire le soluzioni migliori, quelle a prova di futuro.

Il libro di Monica Margoni è una preziosa bussola per orientarsi nell’ambiente VUCA in cui siamo immersi; un contesto difficile da gestire se non si possiedono competenze aggiornate, capacità e volontà per reinventarsi. La Leadership collegiale, illustrata dal libro, mette a confronto alcuni fra i modelli organizzativi più avanzati (Partecipativi, Sistemici, Agile, Sociocratici, Olocratici e altri ancora) da cui la Leadership collegiale attinge, avendone fatta propria la filosofia, per poi andare oltre con un suo metodo. Il libro ha un solido impianto metodologico e una ricchezza di prospettive su cui soffermarsi a riflettere.  “Avventuriamoci allora nella lettura – suggerisce l’autrice – come un viaggio attraverso le diverse qualità della leadership, intesa come una funzione per l’evoluzione dei sistemi, più che una posizione o una qualità individuale”.

Il libro racconta le principali strategie per allenarsi a diventare agili e adattivi, per praticare nuovi modelli di leadership, primo fra tutti quello denominato Host leader “Una figura che accompagna i collaboratori indicando loro la direzione e distribuendo il potere decisionale a ciascun livello”. Ma c’è anche il leader facilitatore impegnato a favorire il dialogo nei team per far emergere l’intelligenza collettiva e dirottarla verso la co-creazione di soluzioni condivise. Questo e altro ancora troverete in un testo che conduce il lettore verso le nuove frontiere della leadership. Dopo aver esplorato le varie fonti cui la Leadership Collegiale, ideata da Claudia Schroder e Bernd Oestereich si ispira, descrive in dettaglio gli step da seguire per mettere a terra questo nuovo modo di essere e di lavorare, distante anni luce dai modelli in uso nel secolo scorso.  Nel guidare il lettore nel processo richiesto a una Leadership Collegiale, il libro si accompagna con una serie di eloquenti infografiche a colori che  ci guidano passo passo lungo l’intero iter evolutivo. Se qualcosa manca, forse, è la narrazione di casi aziendali dove la Leadership collegiale è stata applicata, le difficoltà incontrate e come sono state  superate. La raccolta di esperienze dal campo avrebbe conferito al libro un taglio più pragmatico.

 

SMART WORKING: LA SECONDA STAGIONE

Luciana De Laurentiis

Franco Angeli

pp.190, € 23,00

Di smart working se n’è parlato tanto durante la pandemia. Sebbene quella fosse una sua forma anomala. Entrati nel new normal (o next normal, se preferite) le ricerche hanno segnalato una crescente richiesta di rientro in azienda. Ma dopo i primi mesi del 2023, i dati indicavano un’inversione di tendenza. È allora, forse, che siamo entrati in quella che De Laurentiis chiama La seconda stagione. In questo piccolo e denso libro, l’autrice ci conduce in un viaggio permeato di passione e competenza, sollevando domande ineludibili, provocando suggestioni potenti su un modello organizzativo che molti davano per assodato. Quando invece è ancora in divenire.

Attingendo alla propria esperienza, e alle ricerche più recenti in tema di smart working, lo sguardo di De Laurentiis si focalizza su tre soggetti: gli smart worker (definiti in cinque profili), le aziende smart e cinque voci esterne autorevoli che dicono la loro in tema di smart working.

Quanto agli smart worker, De Laurentiis li invita a chiedersi: Stai valutando in che modo lo smart working può avere un impatto positivo sulla tua vita e sulla comunità? Sottolinea poi l’importanza di mantenere sempre vivo il proprio networking, anche quando praticato a distanza. Provare a sperimentare connessioni in luoghi diversi dalla propria sede di lavoro. Significativo, in questo senso, l’esperimento citato nel libro delle “palestre relazionali” organizzato dal Consorzio ELIS. “Uffici di co-working a circa quindici minuti da casa, in cui poter svolgere la propria attività lavorativa con persone di altre aziende che partecipano al progetto”. Infine, lasciare sempre nelle proprie agende uno spazio aperto al dialogo fonte di un pensiero riflessivo che va coltivato. La leadership diventa smart, diffusa, inclusiva, gentile, connessa ai bisogni delle persone. E i feedback non dovrebbero mai mancare, anche quando mediati dalla tecnologia, tenendo conto degli effetti positivi o negativi che potrebbero sortire privandoli della opportuna sensibilità. Evitare la tentazione di rifugiarsi dietro ad un monitor o uno smartphone per “Non perdere la capacità di parlarsi faccia a faccia, imparando ad esercitare l’empatia e a sopportare difficoltà e inquietudini”.

Quanto alle aziende Smart, fra le suggestioni più interessanti, quelle relativa al superamento dello stereotipo secondo il quale smart working non significa esclusivamente lavoro da remoto.  Suggerisce invece di interpretarlo come un  percorso di trasformazione dell’organizzazione e delle modalità di vivere il lavoro da parte delle persone. Ma di cosa c’è bisogno per cominciare a fare uno smart working human centred? si chiede De Laurentiis. Cinque le azioni da privilegiare. 1) Ascolto non limitato alla somministrazione asettica di questionari, ma scendere in campo per ascoltare dalla viva voce i problemi del personale. 2) Valutare le esigenze della popolazione aziendale. 3) Analizzare quanto raccolto. 4) Ridisegnare soluzioni attraverso  il co-design, coinvolgendo la popolazione aziendale. 5) Infine saperlo Comunicare efficacente. Ma occorre anche un nuovo stile di leadership, “Non più individuale ma collettiva, e un forte assetto valoriale” improntato a coraggio, fiducia, senso di comunità, inclusione. E ancora, creare un ponte intergenerazionale che superi gli stereotipi, considerando le persone nella loro unicità. Utilizzare una comunicazione inclusiva, ricordando che “l’inclusività comincia ad essere riconosciuta come una ver e propria competenza”, non più come un optional. Non mancano poi suggestioni interessanti anche sull’espansione della AI in azienda e su come gestirla per non esserne gestiti. La crescita esponenziale degli strumenti di comunicazione e il dissolversi dei confini fra comunicazione interna ed esterna. Sull’importanza di saper fare storytelling con i dati per renderli più attraenti ed esplicativi. Tutto questo e altro ancora è ciò che le aziende dovranno mettere in conto in questa seconda stagione dello smartworking affinché raggiunga la piena maturità.

Un libro interessante più di quanto potrebbe sembrare ad una lettura superficiale. Ciò che di più prezioso  lascia, oltre la sua visione  sul lavoro da remoto, sono i quesiti che costellano ogni capitolo. Domande che molti sostengono di non avere il tempo per porsi al lavoro.  Ma se non impariamo sin da oggi, a porle e a porcele nel modo giusto, nemmeno la AI Generativa più evoluta,entrata ormai in azienda, potrà restituirci le giuste risposte.