La cultura del rispetto (Guerini Next) -Nudge Solutions Program (Guerini Next)
LA CULTURA DEL RISPETTO OLTRE L’INCLUSIONE
Autore: Maria Cristina Bombelli ed Emanuele Serrelli
Editore: Guerini Next. 2021, € 19.00
Genere: saggio sulla gestione della Diversity
Chiave di lettura: come costruire una cultura del rispetto e rispettare la diversità sul lavoro
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Recensioni di Raul Alvarez
Non ho letto granché sul tema, eppure se ne scrive molto. Su Diversità e l’inclusione (D&I) sono nate funzioni aziendali e team dedicati. I convegni abbondano, altrettanto i libri. L’idea di proporlo nasce dal bisogno di colmare un vuoto. Una mossa riparativa, insomma. Invece sono rimasto piacevolmente colpito da questo piccolo libro che, in sole 170 pagine, dice molto e invita a riflettere anche di più; che stuzzica l’interesse del lettore sviscerando il tema sotto molteplici angolature: i presupposti culturali del “rispetto”, le sue molteplici declinazioni (generazionale, sesso, disabilità, orientamento sessuale, etnia, religione, ecc.), i vari contesti dove può generare problemi.
È un reportage che raccoglie storie di rispetto violato, spesso inconsapevolmente, non per questo senza conseguenze su chi lo subisce. Storie di discriminazione in cui ci si può riconoscere: una battuta maschilista butta lì per gioco, ma che legittima i colleghi a fare altrettanto. Un “paternalismo benevolo” verso un disabile cui si offrono mansioni semplici pensando di agevolarlo, ma di fatto non aiutandolo a crescere. Un attrito sulla mancanza di rispetto nel culto religioso. Storie che risvegliano la coscienza su quanto più spesso, di quanto immaginiamo, sensibilità e buon senso vengono meno. Quanta ignoranza e insensibilità circolano.
C’è tanto da capire sul “rispetto”, e ancora più sul sentire che porta a interiorizzare (ma più spesso ad accogliere solo superficialmente) questo valore. Partiamo dall’etimologia. “Rispettare deriva dal verbo latino “guardare”. Dunque rispettare è sapersi guardare intorno. Accorgersi degli altri focalizzando meglio l’attenzione, rimediando a una svista. É riconoscimento della dignità personale, ma non è solo una questione morale, è anche una questione pratica e operativa. “É quel tanto di educazione indispensabile ad affrontare un obiettivo comune”. Rispettare comporta accettare la libertà dell’altro di scegliere strade diverse dalla propria, senza vivere la diversità di vedute come un affronto”.
I capitoli interessanti sono molti. Ne cito solo due. Quello sulla diversa concezione del “rispetto” nelle 4 generazioni oggi presenti in azienda. Per i baby boomer significa “reverenza per l’autorità”. Per la generazione Y bisogna invece guadagnarselo con l’autorevolezza dei comportamenti. Per la generazione Z , segnata dalla rivoluzione digitale, il rispetto è in funzione del merito e della reputazione acquistata in rete. Non meno interessante il capitolo sul rispetto nelle interazioni interculturali dove gli autori rinfrescano l’importante studio di Fons Trompenaars sulle 7 dimensioni delle differenze culturali e il loro impatto nei rapporti di lavoro. E ancora, La pedagogia del rispetto, capitolo scritto con mano felice e profondità di pensiero da Emanuele Serrelli, il quale sostiene: “Bisogna abituare le persone a segnalare comportamenti non rispettosi, ma evitando il legalismo”, questione complessa che varrebbe un approfondimento.
Il libro si conclude con l’invito di Maria Cristina Bombelli a prendere le distanze da una visione “politicamente corretta” del D&I. Fermarsi all’adozione di un linguaggio inclusivo rischia di concentrarsi sulla forma, senza cogliere il senso più profondo del contenuto. Questa “verniciatura” presenta due rischi: 1) evita il dissenso e la sua gestione promuovendo l’assai meno impegnativo pensiero omologante; 2) si limita a un maquillage lessicale che non coglie il senso profondo della questione e finisce spesso per negare le parole con i fatti, ma ci si sente ugualmente in pace con la coscienza. Errori di questo tipo confermano quanto sia vero il detto: Non basta fare, bisogna essere.
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NUDGE SOLUTIONS PROGRAM
Autore: Paolo Bruttini – Massimo Lugli
Editore: Guerini Next. 2021, € 24.00
Genere: saggio sul gaming per la formazione aziendale
Chiave di lettura: realizzare cambiamenti profondi attraverso la “spinta gentile” guidata dai Nudge Tools
La spinta gentile è una splendida metafora e un ossimoro impeccabile. Un’idea vincente che ha fruttato il Nobel (2017) a Richard H: Thaler e all’economia comportamentale, un prezioso contributo. Il paradosso è: come spingere le persone verso “una giusta azione” senza fargli sentire il peso della spinta. Per spinta gentile si intende proprio questo “Mettere le persone in condizioni di prendere decisioni giuste, per sé e per la comunità, quasi a propria insaputa. Un assunto che s’ispira a una concezione libertaria (da qui il riferimento di Thaler al Paternalismo Libertario) in base alla quale nessuno si senta forzato a prendere una decisione che non desidera. Una rivisitazione doppio legame “sii spontaneo, riveduto in “sentiti libero”.
Per attivare dei cambiamenti abbiamo bisogno di venire spinti a rivisitare i nostri comportamenti. Come riuscirci? Ispirati da Richard H: Thaler, Paolo Bruttini e Massimo Lugli (consulenti e formatori) hanno intuito che molti tools adottati nella loro esperienza d’aula sono generatori di “spinte gentili” che inducono a mettere in atto cambiamenti. Persino l’uso dei post-it è, a loro dire, una spinta gentile volta a far tirare fuori ciò che le persone, se interpellate davanti ai colleghi, tenderebbero a nascondere. Da qui l’idea degli autori di fare ordine fra tool di varia provenienza (Lean, Agile, Liberating Structures, Psicologia positiva, ecc.) e riorganizzarli per obiettivi: costruire gruppi di lavoro, riunioni efficaci, generare conoscenza, engagement, ecc. Il valore del libro è tutto qui. E non è poco. Per chiunque faccia attività di docenza troverà di che ispirarsi.