IL POTERE DELLE RELAZIONI (BUR) – LAVORARE E’ COLLABORARE (ROI) – PICCOLO MANUALE DI SOPRAVVIVENZA AI COLLEGHI DIFFICILI (APOGEO)
TRE LIBRI LEGATI DA UN FILO ROSSO
Lavorare è collaborare esplora una questione di primo piano nel dibattito attuale, specie da quando le attività di molte aziende sono defluite on line. La collaborazione a distanza risulta più difficile e impegnativa e richiede un diverso modo di affrontare il lavoro. Il libro spiega quale e declina il concetto di “collaborazione” nei suoi molteplici significati, contesti d’uso e d’abuso. Piccolo manuale di sopravvivenza ai colleghi difficili, si concentra sull’altra faccia della collaborazione, il conflitto, e racconta come affrontare le persone difficili che lo alimentano per ricondurle verso un confronto costruttivo. Il potere delle relazioni chiude il filo rosso svelando il potere del networking come fonte di sinergie e di costruzione di comunità collaborative.
Recensioni di Raul Alvarez
(r.alvarez@inalto.it)
IL POTERE DELLE RELAZIONI
Marco Vigini
BUR, Leadership edizioni
€ 15,00
La collaborazione è importante sul lavoro, tanto quanto il networking che l’alimenta. Le finalità possono essere diverse, ma una non esclude l’altra, semmai si rafforzano. Sull’argomento la letteratura scarseggia, almeno in Italia. Il libro di Marco Vigini colma un vuoto. Founder di BNet2Conect, hub di servizi di networking, Vicepresidente nazionale AIDP, consulente e docente di networking per prestigiose università, si occupa da anni di questo tema e la sua passione trapela da ogni pagina. “Credo che creare una propria tribù, una rete di supporto cui affidarsi e di cui fidarsi, sarà nei prossimi anni il punto d’arrivo di ogni professionista e manager, ma anche di un giovane che s’affaccia al mondo del lavoro. Nei colloqui del futuro non verrà più chiesto solo che competenze e ruolo abbiamo, ma anche di quale rete disponiamo su cui fare affidamento”.
Secondo Vigini bisognerebbe insegnare la pratica del networking fin dalla scuola perché la consapevolezza delle connessioni è vitale alla competitività sul mercato del lavoro, nonché al benessere delle persone. Il network può essere facile da attivare, il difficile è mantenerlo. Per questo occorre cura, tempo e continuità. Puntare alla qualità dei contatti, non solo alla quantità; condividere esperienze significative e informazioni utili; valorizzare il contributo dei partecipanti. Lo strumento privilegiato (che tuttavia pochi giovani conoscono e utilizzano) è Linkedin, “la grande piazza conversazionale” per conoscere e farsi conosce.
All’uso efficace di questa piattaforma, il libro dedica diversi capitoli. “Uno studente non presente su Linkedin perde l’opportunità di capire come sta evolvendo e cosa sta accadendo nel mondo professionale grazie ai post e alle testimonianze di un miliardo di professionisti iscritti”. Il libro è arricchito dai contributi di esperti di Personal branding (Luigi Centenaro), Storytelling (Antonio Fontana); giornalisti economici (Maria Cristina Origlia, Presidente del Forum della Meritocrazia e promotrice del Manifesto per i giovani in collaborazione con AIDP). E ancora, le testimonianze dell’Università Cattolica di Milano che ha istituito il primo corso di networking condotto da Vigini; le esperienze di POLIMI Graduate School of Management, “Le palestre relazionali” di ELIS. E altro ancora. L’uso efficace di Linkedin occupa un posto centrale, ma il networking non si riduce a questo. Nel libro ci sono riflessioni interessanti su come condurre un colloquio di networking, le quali sono le sue caratteristiche e ritualità, come costruire comunità generatrici di benessere relazionale, e altro ancora.
Il potere delle relazioni prende alimento dal networking e, se ben gestito potenzia le nostre opportunità professionali. Il libro fornisce alcune chiavi per navigare in un mondo complesso dove questa competenza è ormai fondamentale per comunicare le nostre competenze e il nostro valore, per sprigionare l’intelligenza collaborativa e creare sinergie.
LAVORARE È COLLABORARE
Sebastiano Zanolli
ROIEDIZIONI
€ 22,00
I miei dipendenti non collaborano! Quante volte avete sentito questa lamentela? Meno frequente è invece chi si chiede: che cosa significa per me collaborare? E per i miei dipendenti? Dietro questa parola tanto usurata, quanto disattesa nei comportamenti, si cela un mondo di emozioni, credenze, criteri, spesso dati per scontato, anche per questo, fonte di equivoci. Esiste un’ampia letteratura su disengagement e sui conflitti. Assai meno sulla collaborazione, come si trattasse un concetto assodato. Ma Zanolli, saggista attento ai dettagli, ne ha fatto il motivo per un libro di ampio respiro, illustrandone i molteplici significati e implicazioni sul lavoro. “La collaborazione è l’altra faccia del conflitto – precisa Zanolli -. Un conflitto inutile, per essere evitato richiede collaborazione. Il conflitto utile, per essere usato al meglio richiede collaborazione. Lavorare bene significa quindi collaborare”.
Con questo mantra l’autore c’introduce in un viaggio ricco di puntualizzazioni, su un concetto erroneamente dato per scontato, e sulle strategie da mettere in atto. E invita a ripensare la collaborazione alla luce di questa nuova era dove ai membri dell’organizzazione è sempre più richiesta creatività e iniziativa, autonomia e responsabilità. Ma è anche un monito a ridimensionare il mito della passione come motore della collaborazione. Dopotutto “Il lavoro potrebbe non essere appassionante, e spesso proprio non lo è, ma possono esserlo i suoi effetti” come le competenze acquisite che alimentano il “capitale professionale” da reinvestire nel mercato del lavoro.
Fra i benefici indotti dalla collaborazione, il minor sforzo (“la condivisione del lavoro accorcia i tempi”) e l‘aumento di conoscenze (arricchite dai punti di vista diversi delle persone”).Non mancano poi le opportune distinzioni fra termini affini, fonte di equivoci spesso usati come sinonimi, quali collaborazione, networking e cooperazione. Ma l’utilità della collaborazione si scontra con un limite: il ROI che genera rimane invisibile. “Ne’ immediatamente quantificabile poichè si rivela nel lungo medio termine attraverso la creazione di un tessuto aziendale più solido e un benessere relazionale che va oltre i numeri”, che è quanto oggi è più richiesto alle aziende: un ambiente positivo, rispettosi dei bisogni dei dipendenti.
Il libro si sofferma poi sui vari archetipi di collaborazione con cui fare i conti e sulle trappole della collaborazione da evitare. E ancora, sui feedback per incentivare la collaborazione che si riassume nel monito: “Il vero scopo del feedback non è, come spesso si pensa, controllare le persone, ma dar loro il controllo sulle proprie azioni”. Interessante anche l’idea di un Collabometric, “elenco di parametri che descrivono, da diverse prospettive, il grado di collaborazione strategico, tattico e operativo messo in atto dalle persone. Tutto questo, e molto di più nel libro
Riuscire a dire tanto, e non scontato, su un tema come la collaborazione non era facile, Zanolli c’è riuscito. Un solo neo. La sua prosa spesso brillante, è qui un po’ raffreddata da un eccessivo uso di punti elenco che rendono la lettura frammentata, meno calda e colloquiale. A parte questo, il libro offre molti stimoli che invitano a ripensare la collaborazione in un senso più ampio e pragmatico, ad interrogarsi su cosa significhi davvero per noi e per gli altri collaborare. Domanda che spesso rivolgo ai manager, e la risposta più frequente è: “Non facciamola troppo complicata, collaborare significa semplicemente collaborare”.
PICCOLO MANUALE DI SOPRAVVIVENZA AI COLLEGHI DIFFICILI
Nick Robinson
Apogeo Editore
€ 19,00
La collaborazione in azienda è minacciata da molteplici fattori, non ultimo la presenza dei cosiddetti “colleghi difficili” da trattare con cautela. C’è chi li sfugge, chi li subisce, chi si lamenta. Pochi cercano di capirne le ragioni. Ancora meno quelli che li affrontano. È a partire da questa constatazione che, dopo anni di executive coaching, Nick Robinson ha scritto un libro frutto di esperienze che gli hanno permesso di mettere a punto un metodo, forse un po’ schematico, ma con il pregio di aiutarci a riconoscerli e a sapere come gestirli.
I passi da mettere in atto sono i seguenti: tenere conto del contesto in cui operano, valutare le situazioni che vivono, riconoscere i segnali premonitori di futuri comportamenti difficili da gestire “A volte però il loro comportamento difficile non dipende solo dal carattere, ma dal modo in cui opera l’organizzazione stessa”. Robinson evidenzia tre fattori chiave: 1) carenze di leadership, 2) periodi di turbolenza e incertezza che destano ansia, 3) l’avere tenuto queste persone fuori dalla loro comfort zone per un periodo troppo prolungato che ha alimentato un malessere cronico. Quanto a riconoscere i segnali della loro presenza in azienda, il consiglio è porsi queste domande: ci sono persone sul lavoro che mi fanno sentire afflitto dopo un incontro? Chi sembra sempre voler ostacolare i miei tentativi di portare a termine un compito? O chi impegna così tanto il mio tempo da farmi sentire svuotato o in burnout? Se la risposta è sì, sono loro i vostri “colleghi difficili”.
Per aiutarci a riconoscerli, l’autore ha elaborato una Matrice che incrocia due variabili: l’oggetto su cui si focalizza l’attenzione della persona difficile (al compito, al sistema, alle persone) e le strategie che adotta sotto stress (disconnessione, eccesso, prevenzione). Dalla combinazione di queste due variabili emergono i 9 tipi (il perfezionista ossessivo, lo stratega nell’ombra, il martire, la forza trainante, l’apprensivo ecc.). Ma attenzione, precisa Robinson: “La Matrice non serve a incasellare le persone solo a comprendere il tipo che abbiamo di fronte e la specifica strategia d’azione da mettere in atto per ricondurlo alla collaborazione”.
Un Manuale di sopravvivenza in cui è facile rispecchiarsi ritrovando nei 9 tipi difficili qualcuno con cui abbiamo avuto a che fare. Il metodo di Robinson può rivelarsi utile. Se poi sia anche efficace non resta che scoprilo approfondendo la lettura e mettendola in atto.