ALLENARE IL PENSIERO PRATICO (MIMESIS/STUDI EUROPEI)
ALLENARE IL PENSIERO PRATICO
Autore: Stefania Contesini
Editore: Mimesis/Studi Europei, 2023, pp. 28, € 20.00
Genere: Saggio sulla consulenza filosofica nelle organizzazioni
Recensione di Raul Alvarez
Chi pensa non fa e chi fa non pensa, un bias tanto insidioso quanto diffuso in aziende dove pensiero e azione sono considerate ancora attività distinte, da affidare a ruoli aziendali diversi, retaggio di una cultura tayloristica ormai obsoleta. “Per non parlare poi delle nuove forme di neo-taylorismo digitale – scrive l’autrice – che prevedono modalità estreme di prescrizione, controllo ed esecutività con la presenza di micro-lavori a servizio della tecnologia”. I tempi cambiano velocemente, le culture organizzative assai meno. Le aziende ricercano personale responsabile, proattivo, creativo, capace di auto-organizzarsi, ma poi lo gestiscono alla vecchia maniera, comando e controllo. Il pensiero critico risulta nelle ricerche del World Economic Forum fra le principali competenze richieste ai lavoratori nei prossimi anni, ma le aziende continuano a considerarlo una minaccia da cui stare alla larga. I conti non tornano. Il libro di Stefania Contesini, coordinatrice del Laboratorio di Filosofia d’impresa, Philosophy and Business Unit presso l’Università Vita Salute San Raffaele, Filosofa e formatrice, mette in luce questi e altri paradossi, sottolineando l’importanza di riconnettere l’agire professionale all’attività riflessiva. Sfida non facile che nel suo libro trova solide argomentazioni, acute distinzioni e una spiccata concretezza.
A sette anni dal precedente La filosofia nelle organizzazioni, edito da Carocci, che poneva i fondamenti della pratica filosofica per le aziende, qui trova pieno compimento. Il libro contiene una solida metodologia, domande potenti su cui riflettere, sottili categorizzazioni per fare chiarezza sulle ambiguità del linguaggio. Il primo nodo da sciogliere è la distinzione inadeguata fra pensare e agire. Allo scopo l’autrice fa riferimento al pensiero pratico, un costrutto dove la separazione fra questi due termini non ha cittadinanza. “Il pensiero è già nella pratica – sottolinea Contesini – ed emerge da lì in risposta alla domanda: quali valori, credenze, emozioni, giudizi sono incorporati in questa mia azione? Dunque, il pensare è sempre immerso nell’agire e fa da guida alle nostre decisioni. Non è un mero viaggio speculativo, ma la preparazione ad un solido atterraggio.
Una delle novità dell’autrice è nell’aver declinato il pensiero pratico in quattro forme di pensiero che compongono il fulcro del nostro agire quotidiano: il pensiero critico-argomentativo (quello che si interroga sul perché crediamo in ciò che crediamo e come giungere al “buon giudizio”); il pensiero creativo-generativo (quello che consente di andare oltre la visione corrente, di sprigionare l’immaginazione liberandola dai filacci di schemi rigidi o disfunzionali); il pensiero emotivo-relazionale (“Ogni pensiero si dà all’interno di una determinata “tonalità emotiva” e di un contesto relazionale – precisa l’autrice – e si chiede: quali emozioni, sentimenti, passioni sono intrecciati ai miei pensieri? In che modo si influenzano reciprocamente? Come riconoscerli ed eventualmente modificarli?”); infine, il pensiero etico-valutativo (quello che riflette sui criteri che orientano il nostro pensiero e le nostre scelte, qualificandole corrette, buone, giuste, lecite, sostenibili). “Se vogliamo che le nostre pratiche siano orientate in modo intenzionale, rivolte a scopi in linea con chi siamo e chi vogliamo essere, efficaci nel rispondere ai bisogni emergenti, ma anche creative, trasformative ed eticamente sostenibili, dobbiamo allenare il pensiero pratico in tutte le sue declinazioni (critico, creativo, emotivo, etico)”. Allo scopo, il libro offre anche alcuni esercizi formativi, collaudati in aule universitarie e aziendali, per sviluppare i muscoli del pensiero.
Allenare il pensiero pratico è un libro importante e necessario per almeno cinque ragioni: 1) Perché risveglia l’interesse per la filosofia presentandola come atto di consapevolezza di sé, di comprensione dei propri pensieri e motore dell’azione. 2) Perché invita a riflettere e a sapere giungere attraverso le buone domande a formulare risposte adeguate. 3) Perché riesce a parlare di cose complesse in modo semplice e pragmatico, tanto da rendere duttile l’impiego della filosofia in vari ambiti, non solo quelli accademici. 4) Perché dimostra che la filosofia non è mera speculazione (anche se potrebbe divenirlo), ma un modo per conoscere sé stessi e la realtà che ci circonda, portando alla luce gli assunti impliciti che guidano le nostre azioni. 5) E in ultimo, perché invoglia la lettura anche a chi è a digiuno di filosofia, stimolando il desiderio di saperne di più per riuscire a cogliere le differenze fra concetti, laddove vedevamo solo similarità e il mondo ci appariva opaco, per riscoprire che dietro ogni “buon giudizio” c’è sempre una mente che s’interroga . Se la filosofia serve a questo, ben venga a portare un po’ di luce in quest’era caotica di omologazione e velocità compulsiva, dove il fare è troppo spesso sganciato dal pensare. E “la pratica” ne risente.