INFROCRAZIA
Autore: Byung Chul Han
Editore: Einaudi, pag.79, €12,50
Genere: Filosofia sui nuovi scenari digitali
Chiave di lettura: La digitalizzazione sta investenndo anche la sfera politica e gli sconvolgimenti che produce sono il più devastante attacco che la democrazia abbia mai subito.Una destabilizzazione silenziosa della società come l’abbiamo conosciuta. È questa la next normal che ci aspettavamo?
___________
Recensione di Raul Alvarez
r.alvarez@inalto.it
Ieri i persuasori occulti nascondevano i messaggi subliminali per farli arrivare direttamente all’inconscio. Oggi sono più sofisticati, li rendono talmente trasparenti da risultare invisibili.
Nella “infocrazia”, neologismo coniato dal noto filosofo sud coreano Chul Han siamo ormai sottomessi al regime dell’informazione, pilotati da algoritmi e Intelligenze Artificiali che dominano i processi sociali, economici e politici. La sorveglianza e il dominio sulle persone si presenta oggi sotto forma di libertà, comunicazione diffusa e community. Ma è proprio quest’ illusione di libertà a garantire il dominio sulle masse. “Il potere neo-liberale – sostiene Chul Han – si occulta dietro i proclami consumistici degli influencer, nei social compulsivi, nella comodità dei motori di ricerca, nelle voci efficienti dei chabot o nella premurosa utilità delle app intelligenti”. Lo smartphone è un informatore occulto. La smart home trasforma l’intero appartamento in una prigione digitale che protocolla minuziosamente le nostre vite. L’aspirapolvere intelligente ci risparmia la fatica delle pulizie, e intanto mappa l’intero ambiente e le nostre abitudini. In un solo clic l’infocrazia spazza via la politica e il dibattito. La sorveglianza dei cittadini s’insinua nella quotidianità sotto forma di convenienza. Il potere repressivo di ieri cede il posto al potere smart di oggi che non ordina, ma sussurra; non comanda ma sospinge. E proprio per questo, più suadente e pervasivo, ci trasforma in “bestie da dati e consumo” . Dopotutto nell’infocrazia essere liberi significa cliccare, mettere like e postare, felici di essere protagonisti del nulla.
Sono parole infuocate di un filosofo che solleva il velo oscuro della pseudo-libertà in cui siamo immersi, assoggetti allo strapotere dei Big Data; indotti all’autocelebrazione di sé, spinti ad un onanismo solipsistico sui social che suscita dipendenza e sostituisce il confronto dialettico di ieri con il monologo autoreferenziale di oggi. Siamo di fronte alla nascita di un totalitarismo dominato dai dati; dove le argomentazioni sono sostituite dagli algoritmi; dove “Non c’è spazio per l’individuo che agisce razionalmente”. La razionalità dei dati scalza la razionalità umana. Siamo apparentemente liberi, ma incapaci di discutere perché “La razionalità digitale sostituisce l’apprendimento discorsivo con il Machine Learning”. Quale ruolo rimane alla politica? Quale spazio al dibattito democratico?
È un mondo opaco dove le verità fattuali sono fagocitate da fake news, disinformazione e teorie complottiste. È il mondo della post-democrazia digitale di matrice neoliberista che affiderà le decisioni socialmente rilevanti all’Intelligenza Artificiale e dove il pensiero critico non avrà spazio.
Infocrazia è un libro tanto duro, quanto necessario; una voce nel deserto che stride contro assoggettamento acritico al politically correct; è uno sguardo coraggioso verso una società che si sta trasformando, e ci sta trasformando senza che ce ne accorgergiamo; è la voce di un libero pensatore che aggiorna le teorie di maître à penser del 900, quali Michel Focault e Jürgen Habermas e, a partire da lì, arriva laddove nessuna Intelligenza Artificiale potrà mai raggiungerlo. In settantanove densissime pagine riesce a dire tanto e a lasciare ancora di più; a invogliare la lettura e la rilettura per sedimentare la ricchezza del suo pensiero, per squarciare il velo delle menzogne che ci circondano. Forse anche per questo Chul Han a è oggi uno dei filosofi più letti e seguiti. E ancora una volta arriva a segno con un libro che risveglia le coscienze, come già i precedenti Le non cose e La società senza dolore, pubblicati entrambi da Einaudi.